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L'autrice analizza alcuni scritti politici editi fra le due costituzioni siciliane del 1812 e del 1848, pubblicazioni di difficile reperimento in quanto andate in parte distrutte dall'attuazione dei provvedimenti di polizia e in parte perdute per la loro stessa natura "popolare". Tali opere rappresentano un non trascurabile momento della riflessione maturata in quegli anni sui destini istituzionali del Regno di Sicilia e sulla formazione dei movimenti politici nel primo Ottocento. Considerando anche un'attività censoria, che vedeva una stampa filogovernativa contrapporsi a una clandestina, l'autrice ha cercato di far emergere le linee portanti del vagheggiato disegno politico di trasmettere idee e progetti costituzionali, promuovendo l'educazione civile dei cittadini.